UN ANNO FA. L’energia del futuro? Rinnovabile e "a portata di mano"
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(IlMinuto) – Cagliari, 17 aprile 2010 – “Non esauribili nella scala dei tempi umani”. Così l’enciclopedia libera Wikipedia definisce le fonti di energia rinnovabili. Al tema è dedicato l’appuntamento “I giorni delle rinnovabili – impianti aperti ai cittadini” in programma a Sassari da oggi a domani: i visitatori possono osservare interessanti esempi di utilizzo delle energie alternative. Tra gli esempi un impianto – completamente autonomo dalla rete elettrica – che alimenta con appena 210 watt tutte le lampadine a led nella Ciclofficina, locale notturno e sede del gruppo locale di Greenpeace. “L’obiettivo dell’iniziativa – si può leggere in una nota stampa – è quello di avvicinare tutti i cittadini all’utilizzo delle energie rinnovabili, facendo toccare con mano le diverse tecnologie e spiegandone il funzionamento, gli incentivi e le possibilità di sviluppo”.
L’evento, organizzato dalla Ises (in Italia la principale associazione tecnico-scientifica no profit per la promozione dell’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili) si inserisce nell’ambito del progetto Rinnovabilmente, che si concluderà con una tre giorni dal 7 al 9 maggio al Parco sassarese di Monserrato.
Nel momento in cui il Governo italiano programma il ritorno all’atomo e la Sardegna è indicata da più parti come possibile sede di una centrale nucleare – ipotesi ribadita qualche settimana fa dal parlamentare Pdl Giorgio Stracquadanio su La 7 – il tema dell’utilizzo delle energie rinnovabili acquista un’attualità sempre più dirompente.
Se il sole e il vento non “sono soggetti ad esaurimento nei tempi umani” perché rivolgersi all’uranio che, dati alla mano, sarà ancora disponibile per appena altri cinquanta anni?
Non solo. Esistono centrali atomiche sicure? “Il nucleare – ha spiegato qualche mese fa a Cagliari il fisico nucleare Massimo De Santi, docente all’Università di Pisa e presidente del Comitato internazionale “Educazione per la pace” – non risolve alcun tipo di problema. I tempi di costruzione e avvio degli impianti sono lunghissimi: non meno di 8-10 anni. Non siamo in grado di garantire la sicurezza necessaria: non si potrà mai trovare un sito sicuro. Il problema dello smaltimento delle scorie rimane irrisolto”.
Ma anche l’utilizzo delle energie alternative può comportare rischi e contraddizioni. Non sempre l’impiego di una fonte rinnovabile coincide col rispetto dell’ambiente e della vita umana.
Basta ricordare le conseguenze della realizzazione dell’immensa diga delle Tre Gole sul fiume Chang Jiang, costruita anche per rifornire la Cina del tre per cento dell’energia elettrica necessaria. La realizzazione dell’opera ha comportato la sommersione di 1300 siti archeologici, di 116 centri abitati e lo spostamento forzato di 1,4 milioni di persone.
Non occorre comunque andare così lontano. Negli ultimi mesi gli uffici protocollo delle Capitanerie di Porto della Sardegna sono stati infatti inondati da progetti per la realizzazione di enormi parchi eolici “off shore”.
Un movimento di popolo sembra avere bloccato alcuni dei progetti presentati. Fra questi il “mostro eolico” della Is Arenas Renewables Energies: 80 torri dell’altezza di 130 metri piantate in mezzo al mare, in grado di sviluppare una potenza di 320 megawatt. Progetto da realizzare – stando alle intenzioni dei proponenti – di fronte allo splendido litorale di Is Arenas, Su Pallosu e S’Archittu, su una superficie di più di 21 milioni di metri quadri (fonte Gruppo di intervento giuridico).
L’utilizzo delle energie alternative non comporta però necessariamente la deturpazione del paesaggio. I Verdi della Sardegna hanno messo nero su bianco la loro visione ecocompatibile di sfruttamento delle “rinnovabili”, con la proposta di superare una volta per tutte il modello delle grandi centrali.
“Il modello di implementazione delle fonti rinnovabili, auspicato da tutti gli esperti di sostenibilità, sia ambientale che sociale (Rifkin, Silvestrini, Kyoto Club, Greenpeace, Legambiente) – sottolineano nelle prime righe di un breve dossier sulla questione energetica - è quello della generazione diffusa”.
Un modello basato su un principio ispiratore: “piccolo (e locale) è bello”. La formazione politica ambientalista propone di favorire la creazione di reddito “diffuso” sul territorio con l’applicazione del “solare termico” su ogni edificio che utilizza acqua calda, di serre fotovoltaiche e la realizzazione di piccole centrali (eoliche, fotovoltaiche o da biomasse) in grado di produrre “almeno la quantità di energia necessaria alle produzioni agricole o zootecniche” delle imprese locali.
F.O.
L’evento, organizzato dalla Ises (in Italia la principale associazione tecnico-scientifica no profit per la promozione dell’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili) si inserisce nell’ambito del progetto Rinnovabilmente, che si concluderà con una tre giorni dal 7 al 9 maggio al Parco sassarese di Monserrato.
Nel momento in cui il Governo italiano programma il ritorno all’atomo e la Sardegna è indicata da più parti come possibile sede di una centrale nucleare – ipotesi ribadita qualche settimana fa dal parlamentare Pdl Giorgio Stracquadanio su La 7 – il tema dell’utilizzo delle energie rinnovabili acquista un’attualità sempre più dirompente.
Se il sole e il vento non “sono soggetti ad esaurimento nei tempi umani” perché rivolgersi all’uranio che, dati alla mano, sarà ancora disponibile per appena altri cinquanta anni?
Non solo. Esistono centrali atomiche sicure? “Il nucleare – ha spiegato qualche mese fa a Cagliari il fisico nucleare Massimo De Santi, docente all’Università di Pisa e presidente del Comitato internazionale “Educazione per la pace” – non risolve alcun tipo di problema. I tempi di costruzione e avvio degli impianti sono lunghissimi: non meno di 8-10 anni. Non siamo in grado di garantire la sicurezza necessaria: non si potrà mai trovare un sito sicuro. Il problema dello smaltimento delle scorie rimane irrisolto”.
Ma anche l’utilizzo delle energie alternative può comportare rischi e contraddizioni. Non sempre l’impiego di una fonte rinnovabile coincide col rispetto dell’ambiente e della vita umana.
Basta ricordare le conseguenze della realizzazione dell’immensa diga delle Tre Gole sul fiume Chang Jiang, costruita anche per rifornire la Cina del tre per cento dell’energia elettrica necessaria. La realizzazione dell’opera ha comportato la sommersione di 1300 siti archeologici, di 116 centri abitati e lo spostamento forzato di 1,4 milioni di persone.
Non occorre comunque andare così lontano. Negli ultimi mesi gli uffici protocollo delle Capitanerie di Porto della Sardegna sono stati infatti inondati da progetti per la realizzazione di enormi parchi eolici “off shore”.
Un movimento di popolo sembra avere bloccato alcuni dei progetti presentati. Fra questi il “mostro eolico” della Is Arenas Renewables Energies: 80 torri dell’altezza di 130 metri piantate in mezzo al mare, in grado di sviluppare una potenza di 320 megawatt. Progetto da realizzare – stando alle intenzioni dei proponenti – di fronte allo splendido litorale di Is Arenas, Su Pallosu e S’Archittu, su una superficie di più di 21 milioni di metri quadri (fonte Gruppo di intervento giuridico).
L’utilizzo delle energie alternative non comporta però necessariamente la deturpazione del paesaggio. I Verdi della Sardegna hanno messo nero su bianco la loro visione ecocompatibile di sfruttamento delle “rinnovabili”, con la proposta di superare una volta per tutte il modello delle grandi centrali.
“Il modello di implementazione delle fonti rinnovabili, auspicato da tutti gli esperti di sostenibilità, sia ambientale che sociale (Rifkin, Silvestrini, Kyoto Club, Greenpeace, Legambiente) – sottolineano nelle prime righe di un breve dossier sulla questione energetica - è quello della generazione diffusa”.
Un modello basato su un principio ispiratore: “piccolo (e locale) è bello”. La formazione politica ambientalista propone di favorire la creazione di reddito “diffuso” sul territorio con l’applicazione del “solare termico” su ogni edificio che utilizza acqua calda, di serre fotovoltaiche e la realizzazione di piccole centrali (eoliche, fotovoltaiche o da biomasse) in grado di produrre “almeno la quantità di energia necessaria alle produzioni agricole o zootecniche” delle imprese locali.
F.O.
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