Birre di Sardegna. Quattro chiacchiere con Barley

14 Maggio 2020
barley

Seconda tappa per la rubrica "Birre di Sardegna", l'itinerario di interviste de Il Minuto notizie Mediterranee che fa il punto su un nuovo settore economico fortemente in crescita nell'isola: quello della produzione artigianale di birre. Oggi siamo a Maracalagonis, dove in via Cristoforo Colombo ha sede il birrificio Barley, un marchio che, visti i molti riconoscimenti ottenuti, è già un nome di successo. Ad accoglierci è uno dei due soci, Nicola Perra, con il quale cominciamo una lunga chiacchierata tutta all'insegna della produzione birraia.

Il Birrificio Barley: ci racconta questa storia?

Il birrificio è nato dall’idea di trasformare una forte passione per il mondo delle birre in un’impresa birraria artigianale. Il Barley si compone di due soci, io stesso, Nicola Perra, un ingegnere, e Isidoro Mascia, un ragioniere-commercialista. Unendo le nostre forze e le rispettive competenze tecniche abbiamo deciso di lanciarci in questa bella avventura.

Avevamo un obiettivo molto chiaro: portare sulla tavola della ristorazione italiana e straniera birre con notevole carattere e personalità. Dopo due anni di preparazione del progetto - era il 2004 - nel 2006 abbiamo dato il via alla nostra idea con tre birre: la Friska, ispirata alle “bière blanche” da 5°alc., la Sella del Diavolo, un’azzeccata interpretazione delle “bière de garde” da 6,5°alc., e la Toccadibò, una “golden strong ale” da circa 8,5°alc., di notevole complessità ed eleganza. Alcuni mesi dopo è nata la BB10, una “imperial stout” da 10°alc. con aggiunta di sapa di uve Cannonau. Un prodotto che in ambito italiano ha aperto la strada alle birre con ingredienti provenienti dal mondo del vino.

Queste sono tutte birre che hanno avuto una sperimentazione di alcuni anni, prima ancora di aprire il birrificio. Successivamente, nel 2007, incontrando un bravissimo apicoltore abbiamo deciso di produrre una birra al miele d’arancio da apicoltura biologica, la Zagara, un’ambrata di poco più di 5°alc. che ha riscosso subito un notevole consenso tra i consumatori. Poi, nel 2009, abbiamo aggiunto alla gamma la Macca Meda, un’ambrata da circa 8°alc. dalla notevole complessità e altrettanta facilità di beva.

L'anno dopo la  “famiglia” Barley si è allargata con l’inserimento della Tuvi Tuvi, una “blonde ale” dal forte potere dissetante e rinfrescante, e della Bbevò, un “barley wine” con aggiunta di sapa di uve Nasco, fornite da un nostro parente, valente agronomo e abile imprenditore agricolo.

Sempre nel 2010 si collaca l’incontro con un produttore di Malvasia di Magomadas (OR), Roberto Zarelli, col quale si è creato da subito un bel legame d'amicizia e da cui è nata  la produzione della BB9, un’ambrata da circa 9°alc. con aggiunta di sapa di uve Malvasia forniteci proprio da Roberto. La BB9 è stata messa in vendita dal 2012 e ha portato a un successo tanto atteso quanto inaspettato: era una delle poche birre sperimentate direttamente in “corso d’opera”, in birrificio.

In seguito la produzione si è arricchita ancora: sono arrivate la Duenna, una birra che si ispira al "Saison", lo storico stile belga; la BB7, una produzione in stile "Italian Grape Ale" molto profumata e realizzata con diversi tipi di uva bianca.

11 birre. Quale è quella a cui vi sentite più legati? E perché?

E’ difficile dare una risposta, perché ogni birra nasce dall’idea di fare le birre che ci piacciono, più che da un’esigenza di stampo puramente commerciale.
Possiamo affermare, però, che alcune birre, avendoci dato la possibilità di stringere rapporti di stima reciproca con produttori di altri beni, in qualche modo affini alle birre – è il caso della Zagara, della BBevò e della BB9 - rendono questo lavoro ancora più bello e dinamico.

Quali risposte avete avuto dal mercato per il marchio Barley?

La risposta del mercato sardo - e in generale di quello italiano - è stata fin da subito molto positiva, al punto che siamo stati costretti a fare vari ampliamenti nella zona di produzione per cercare di soddisfare le richieste crescenti.

Devo dire però che molte soddisfazioni provengono anche dalla commercializzazione delle nostre birre all’estero, avendo messo in piedi una soddisfacente collaborazione con un grande importatore di birre artigianali americano, con un altrettanto valido importatore australiano, ma anche con piccoli importatori in Germania, Inghilterra, in Svizzera e nel Principato di Monaco.

Il progetto Barley è anche un percorso di grandi successi: ce li raccontate?

I nostri progetti sono quelli che attuiamo ogni giorno: perseveranza nella produzione di alta qualità, cura dei prodotti con la passione che ci ha sempre contraddistinti e con l’ausilio della ricerca. Infatti, importanti collaborazioni con Porto Conte Ricerche di Alghero hanno portato a studiare in modo approfondito la pluri-premiata BB10, in quanto vera pioniera delle birre fatte anche attraverso l’utilizzo di ingredienti provenienti dal mondo del vino. Stesso discorso per altre birre, sulle quali è continuo il monitoraggio sia dal punto di vista microbiologico che organolettico. Questi sono i nostri più grandi successi.

È anche vero che il marchio Barley ha avuto riconoscimenti sia a livello nazionale che internazionale. Oltre a essere presenti in diverse edizioni della "Guida alle birre d'Italia" dello Slow Food abbiamo portato a casa da subito importanti menzioni. Ad esempio nella famosa competizione Brussels Beer Challenge.

A.C.

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