“Caso” Bellomonte. In 60 a Roma dalla Sardegna per la prima udienza del processo. Avvocato Calia: “Perché vi fa tanta paura la perizia sulle intercettazioni?”

17 Settembre 2010
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(IlMinuto) – Cagliari, 17 settembre -  Un numero di telefono in un calzino, una intercettazione ambientale, frequenti viaggi a Roma. Sono queste le prove "schiaccianti" per cui Bruno Bellomonte ha già passato 14 mesi in carcere con l'accusa di avere partecipato, all'interno di una presunta organizzazione (le nuove Br-Pcc) composta da ben sette persone, alla preparazione di un'azione per "colpire l'imperialismo e i suoi simboli" in occasione del G8 della Maddalena del 2009 (poi spostato all'Aquila).

Sette persone, sette "detenuti politici" nelle parole della pubblica accusa, contro i capi di Governo delle otto principali potenze capitalistiche mondiali blindate nell'Isola.Elementi che ieri sono stati ribaditi dal p.m. in occasione della prima udienza. Bruno Bellomonte non affronta da solo questo processo. Ieri mattina a Roma erano infatti almeno 60 le persone arrivate dalla Sardegna per portare la loro solidarietà al comunista indipendentista di aMpI: un folto gruppo di militanti di A Manca (la formazione indipendentista ha organizzato la trasferta), presenze di Sardigna Natzione, dell'Irs, de Su Sindacadu de Sa Natzione Sarda, del Prc, Sinistra Critica e diversi "cani sciolti". Presenti anche i fratelli di Bellomonte, dalla Sicilia, e la moglie Caterina Tani.

Un breve sit in a Piazzale Clodio ha preceduto l'ingresso nell'aula giudiziaria. Diversamente dai comuni cittadini, quelli "solidali a Bellomonte" hanno dovuto attendere - secondo quanto spiegato dal Dirigente dell'Ordine pubblico Bova - il consenso del presidente della Corte, Anna Argento, per fare ingresso in aula, dopo la perquisizione - riservata solo a loro - di borse, portafogli e quant'altro.

"Sardigna libera!". Bellomonte ha fatto ingresso nella gabbia dell'aula gridando queste parole. Da quel momento è cominciato un silenzioso scambio di gesti di incoraggiamento, di pugni chiusi e di sorrisi tra Bellomonte e i suoi compagni e amici.

L'avvocato Simonetta Crisci - che, con Gianfranco Sollai, difende il candidato sindaco di aMpI alle ultime elezioni comunali di Sassari - ha chiesto l'acquisizione dell'hard disk del computer di Bellomonte come elemento di prova. Caterina Calia (che assiste il presunto capo della presunta organizzazione, Luigi Fallico) ha chiesto una perizia fonica, che faccia corrispondere identità certe alle voci intercettate. I pm si sono opposti alla richiesta. "Ma perché vi fa tanta paura questa perizia?", ha commentato l'avvocato di Lula.

Al termine della prima udienza - concentrata soprattutto su aspetti tecnico-giuridici -  alcuni poliziotti hanno impedito a Caterina Tani, la moglie di Bellomonte, di avvicinarsi al vetro per salutare da vicino il marito. Ma nessuno ha potuto impedire ai compagni presenti di salutare l'indipendentista presoneri (e gli altri imputati con lui dentro la gabbia) a pugno chiuso. Prossima udienza il 21 settembre.

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