"Il servizio idrico sardo rischia di finire nelle mani delle multinazionali". La denuncia del Comitato Acquapubblica
(IlMinuto) – Cagliari, 8 luglio - La gestione del servizio idrico della Sardegna rischia di passare in breve tempo sotto il controllo delle multinazionali del settore.
E' quanto denuncia con una nota il Comitato per Acquapubblica di Sassari. A preoccupare i referenti territoriali del Forum italiano dei movimenti per l'acqua sono - si legge nel comunicato - "le dichiarazioni e i desideri di privatizzazione del servizio idrico sardo espressi da Piero Cadau, presidente del Consiglio di amministrazione di Abbanoa, nel corso dell'assemblea generale dei soci".
"Si vogliono coprire le falle nella gestione di Abbanoa Spa di questi anni, un buco da 12 milioni di euro, pensando di cedere il servizio idrico alle multinazionali dell'acqua – ha dichiarato Antonio Canu, portavoce del Comitato AcquaPubblica – e questo mentre in Parlamento giace da tre anni una proposta di legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico firmata da oltre 400mila cittadini e mentre la raccolta di firme per i tre referendum, abrogativi delle parti fondamentali delle due leggi che spingono verso la privatizzazione dell'acqua, ha superato in pochi mesi il milione di firme (ne bastavano 500mila)".
Ad aprire la strada alla possibile privatizzazione - sostiene il Comitato - è stato il passaggio del servizio idrico ad Abbanoa: una società per azioni a totale capitale pubblico.
"Solo un ente di Diritto pubblico a gestione partecipata dai cittadini e dai lavoratori del Servizio stesso - sottolinea il Comitato sassarese - può garantire una gestione corretta e democratica di un diritto umano universale e di un bene comune come l'acqua".
"Le esperienze di privatizzazione di Arezzo e Latina – aggiunge ancora Antonio Canu - evidentemente non hanno proprio insegnato niente ai vertici amministrativi di Abbanoa. Lì l'ingresso dei privati ha provocato aumenti della tariffa fino al 300 per cento, nessun investimento sulle reti, riduzione del personale ed un servizio che non solo non è migliorato ma è terribilmente peggiorato provocando, ad esempio a Latina, la ribellione dei cittadini con l'autoriduzione delle bollette".
E' quanto denuncia con una nota il Comitato per Acquapubblica di Sassari. A preoccupare i referenti territoriali del Forum italiano dei movimenti per l'acqua sono - si legge nel comunicato - "le dichiarazioni e i desideri di privatizzazione del servizio idrico sardo espressi da Piero Cadau, presidente del Consiglio di amministrazione di Abbanoa, nel corso dell'assemblea generale dei soci".
"Si vogliono coprire le falle nella gestione di Abbanoa Spa di questi anni, un buco da 12 milioni di euro, pensando di cedere il servizio idrico alle multinazionali dell'acqua – ha dichiarato Antonio Canu, portavoce del Comitato AcquaPubblica – e questo mentre in Parlamento giace da tre anni una proposta di legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico firmata da oltre 400mila cittadini e mentre la raccolta di firme per i tre referendum, abrogativi delle parti fondamentali delle due leggi che spingono verso la privatizzazione dell'acqua, ha superato in pochi mesi il milione di firme (ne bastavano 500mila)".
Ad aprire la strada alla possibile privatizzazione - sostiene il Comitato - è stato il passaggio del servizio idrico ad Abbanoa: una società per azioni a totale capitale pubblico.
"Solo un ente di Diritto pubblico a gestione partecipata dai cittadini e dai lavoratori del Servizio stesso - sottolinea il Comitato sassarese - può garantire una gestione corretta e democratica di un diritto umano universale e di un bene comune come l'acqua".
"Le esperienze di privatizzazione di Arezzo e Latina – aggiunge ancora Antonio Canu - evidentemente non hanno proprio insegnato niente ai vertici amministrativi di Abbanoa. Lì l'ingresso dei privati ha provocato aumenti della tariffa fino al 300 per cento, nessun investimento sulle reti, riduzione del personale ed un servizio che non solo non è migliorato ma è terribilmente peggiorato provocando, ad esempio a Latina, la ribellione dei cittadini con l'autoriduzione delle bollette".
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