Due proposte per il salario minimo. Di una sola se ne parla
Le opposizioni parlamentari al governo Meloni (eccezion fatta per il gruppo di renzi) hanno proposto una raccolta firme sul salario minimo affinché chi lavora abbia «diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa». Sulla base di questa proposta di legge nessun lavoratore deve ricevere una retribuzione oraria inferiore ai 9 euro all’ora, «senza considerare tredicesima, quattordicesima, tfr, ecc, che devono essere in più». La proposta, si legge ancora nel testo della petizione che invita a sottoscrivere l’appello, “rafforza la contrattazione collettiva, facendo valere per tutte le lavoratrici e i lavoratori di un settore la retribuzione complessiva prevista dal contratto collettivo firmato dalle associazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative. In questo modo si combattono i contratti ‘pirata’, le false imprese, le false cooperative e le esternalizzazioni che servono proprio a sottopagare i lavoratori”. Nel frattempo, da ben due mesi, e senza che se parli, Unione popolare sta raccogliendo le firme per la sua proposta: «Le opposizioni – affermano dal cartello che unisce Rifondazione, al popolo e altri – propongono al governo un salario minimo di appena nove euro, slegato dal costo della vita, che, qualora approvato, entrerebbe in vigore tra un anno e mezzo. Ma la voce del paese reale fuori dai Palazzi dice che 9 euro sono davvero pochi, rilanciando di fatto la nostra proposta #10èilminimo»