"Bruno liberu!": la battaglia continua
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(IlMinuto) – Cagliari, 9 luglio – La lotta per la liberazione di Bruno Bellomonte non si ferma. Ieri mattina sono stati circa cinquanta i partecipanti al sit in-conferenza stampa di fronte al Consiglio regionale organizzato dal Collettivo anticapitalista sardo, dall’Osservatorio per i diritti e le libertà e dal Cagliari social forum per chiedere l'applicazione del principio della territorialità della pena e la liberazione immediata del dirigente di a Manca pro s'Indipendentzia, da due anni e un mese in carcere sulla base di accuse mai dimostrate. Da due anni e un mese rinchiuso alternativamente nelle carceri di Siano (Catanzaro) e di Viterbo. Deportato fuori dall'Isola - lui come centinaia di altri detenuti sardi - in barba all'accordo Stato-Regione sulla territorialità della pena. Di mercoledì - ha spiegato la moglie di Bellomonte Caterina Tani – l'ennesimo trasferimento senza preavviso nel carcere calabrese: il più difficile da raggiungere dalla Sardegna. La manifestazione ha chiuso la prima fase dello sciopero della fame a staffetta per sensibilizzare l'opinione pubblica sul caso: sono state circa 30 le persone che hanno aderito all'iniziativa, alternandosi nell'astensione dal cibo. Un'iniziativa non solo "umanitaria", ma fortemente politica nella denuncia della criminalizzazione del dissenso, di una caccia alle streghe dei giorni nostri, che in Sardegna colpisce un dirigente della sinistra indipendentista. L’accusa fatta a Bellomonte e compagni – avere progettato un attentato con modellini radiocomandati in vista del G8 de La Maddalena poi spostato all'Aquila - si dimostra udienza dopo udienza sempre più infondata. Un castello di carte costato la vita a Luigi Fallico (incensurato ma diffamato in ogni modo dalla stampa "perbene") lasciato in cella a morire di infarto il 23 maggio quando da giorni, da almeno sei giorni, aveva fortissimi dolori al petto e la pressione del sangue a 110/190.
Al sit in-conferenza hanno partecipato rappresentative di Sperantzia de libertadi, Sardigna Natzione, Sinistra critica sarda, Comitato lavoratori Pro Bruno Bellomonte, Cobas, Usb Sardegna, a Manca pro s'Indipendentzia, Associazione Socialismo Diritti e Riforme e dell'Assocazione Don Chisciotte.
La fine della prima fase dello sciopero della fame non comporterà in alcun modo uno stop delle iniziative "pro Bruno". “Non dobbiamo fermarci - ha precisato Mariella Setzu dei Cobas scuola - ma dobbiamo continuare a denunciare questa vergogna".
“Noi riteniamo ingiustificabile – ha spiegato Salvatore Drago del Collettivo anticapitalista sardo - il fatto che delle persone, sulla base di semplici sospetti, possano essere detenute per più di due anni! Non uno straccio di prova è stato esibito fino adesso per un reato che non si è consumato”. La mobilitazione continua. "Le lotte come questa - ha sottolineato Alessandra Ruggiu di a Manca pro s'Indipendentzia - hanno un profondo valore politico. Ci dicono che in Sardegna esiste un popolo capace di coalizzarsi e di lottare".
Al sit in-conferenza hanno partecipato rappresentative di Sperantzia de libertadi, Sardigna Natzione, Sinistra critica sarda, Comitato lavoratori Pro Bruno Bellomonte, Cobas, Usb Sardegna, a Manca pro s'Indipendentzia, Associazione Socialismo Diritti e Riforme e dell'Assocazione Don Chisciotte.
La fine della prima fase dello sciopero della fame non comporterà in alcun modo uno stop delle iniziative "pro Bruno". “Non dobbiamo fermarci - ha precisato Mariella Setzu dei Cobas scuola - ma dobbiamo continuare a denunciare questa vergogna".
“Noi riteniamo ingiustificabile – ha spiegato Salvatore Drago del Collettivo anticapitalista sardo - il fatto che delle persone, sulla base di semplici sospetti, possano essere detenute per più di due anni! Non uno straccio di prova è stato esibito fino adesso per un reato che non si è consumato”. La mobilitazione continua. "Le lotte come questa - ha sottolineato Alessandra Ruggiu di a Manca pro s'Indipendentzia - hanno un profondo valore politico. Ci dicono che in Sardegna esiste un popolo capace di coalizzarsi e di lottare".
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