Documento: i ricercatori rispondono ai rettori dell'Università di Sassari e di Cagliari (20 settembre 2010)
Magnifici Rettori,
Rispondiamo alla vostra richiesta, pervenutaci a mezzo stampa, di ritiro delle indisponibilità alla didattica frontale per l'anno accademico d’imminente inizio. Riceviamo da diverse fonti inviti più o meno accorati a recedere dalla nostra forma di mobilitazione,
ritenuta priva di efficacia, in quanto isolata, e dipinta come una mancanza di senso di responsabilità, quando non è altro che l’elementare diritto di ciascuno di noi di non sobbarcarsi di quanto non fa parte dei propri compiti: un’istituzione come l’Università non può basarsi sul volontariato e la mera buona volontà.
Non siamo affatto soli: nell'Ateneo di Cagliari i ricercatori indisponibili sono 325, pari ad oltre il 69% dei ricercatori dell’Ateneo, e in Italia 10.344 su circa 25000, come censito e verificato dalla Rete29Aprile (www.rete29aprile.it) che oggi rappresenta l'organizzazione di riferimento della mobilitazione nazionale dei ricercatori.
Ci sembra di poter quindi affermare che i ricercatori dell’Ateneo di Cagliari non sono né soli né isolati nel portare avanti questa forma di mobilitazione. Ci pare opportuno ribadire, come riportato più sotto in maggior dettaglio, che i ricercatori non protestano per ottenere vantaggi personali ma, con vero senso di responsabilità verso tutti, per evitare il collasso delle università pubbliche, per far sì che la famosa creatività italiana possa continuare a manifestarsi in quel calderone di idee nuove e innovative che è la Ricerca, di base e applicata, e con questa mantenere una didattica di alto livello.
Se riformare è indispensabile, farlo senza criterio e senza soldi è irresponsabile. Investire sulle istituzioni deputate alla formazione dei giovani vuol dire garantire un diritto allo studio vero, non fatto di proclami mai seguiti da atti concreti, permettendo realmente alle famiglie di dare ai propri figli il futuro al quale hanno diritto.
Per far questo servono tuttavia risorse che in Italia, nel prossimo anno, diminuiranno ulteriormente riducendosi, per ogni studente, a circa la metà di quanto investito negli altri paesi industrializzati. Questo garantirà (è una certezza) uno scadimento della didattica e dei servizi e non, come affermato dal Governo, un miglioramento.
Tutte le azioni del Governo verso l’Università e la Formazione sono state in questi anni dedicate unicamente a tagli senza criterio, con l’idea di risparmiare ma in realtà distruggendo il futuro dei giovani e del Paese. Per rilanciare il proprio futuro è invece indispensabile che l’Italia investa più e meglio per i giovani, sui giovani, sui nostri figli. Noi vogliamo che l’Italia ricominci a investire e
riformare con criterio e condivisione, non dimenticando mai che i leader, gli industriali, i formatori di domani saranno quelli che in questi anni verranno formati nelle nostre scuole e università. Il futuro nostro e dei nostri figli lo decidiamo oggi.
Il successo dell'Assemblea nazionale dei Ricercatori tenutasi a Roma, venerdì 17 Settembre è una prova della compattezza e dell'impegno dei ricercatori a proseguire la loro azione. In tale assemblea i ricercatori sono stati invitati a proseguire la mobilitazione, mantenendo l’indisponibilità alla didattica frontale, dai ricercatori degli enti pubblici di ricerca, dai ricercatori precari, dalle associazioni studentesche, dalle associazioni culturali, dalle sigle sindacali.
Nell’assemblea, come di seguito riportato, sono state ribadite le proposte, le linee programmatiche e le azioni di mobilitazione già stabilite, annunciando nuove azioni di informazione e mobilitazione di concerto con gli altri attori del mondo dell'alta formazione e della ricerca, a partire dai colleghi degli enti pubblici di ricerca, dai precari della ricerca e dell'università, dagli studenti, dal personale
tecnico amministrativo, e da coloro che abbiano a cuore le sorti del mondo della formazione e della
ricerca. L’assemblea ha in particolare deliberato di:
- chiedere a tutti i Rettori il rinvio dell’inizio dell’Anno Accademico come segnale della situazione di
profondo disagio in cui versano gli atenei italiani;
- indire nelle prime due settimane di Ottobre Assemblee informative aperte agli studenti ed alla
cittadinanza;
- approvare il documento elaborato dai coordinatori di 33 Atenei italiani riportato in coda a questa
lettera
I ricercatori, in mobilitazione nazionale, vogliono una riforma basata sulla qualità, sull’efficienza, sulla meritocrazia, e hanno comunicato ufficialmente la propria indisponibilità a svolgere attività didattica frontale non prevista per legge. I ricercatori mantengono tale indisponibilità, vigilando sull’iter parlamentare del DdL 3687C. Pur nella piena consapevolezza delle difficoltà che tale scelta viene a determinare per il sistema universitario nazionale nel suo complesso, i Ricercatori indisponibili giudicano lo strumento dell’indisponibilità l’unico a loro disposizione per mantenere viva la pressione sul Parlamento e l’attenzione dell’opinione pubblica in merito alla tutela dell’Università pubblica, dell’alta formazione e della ricerca. I ricercatori chiedono che i Magnifici Rettori degli Atenei sardi sospendano, con senso di responsabilità verso le Istituzioni che governano, l’inizio dell’Anno Accademico, facendosi promotori di assemblee ed altri eventi informativi pubblici per cui i ricercatori annunciano fin da ora
la loro fattiva collaborazione.
Il coordinamento cagliaritano della
rete nazionale di ricercatori universitari Rete29Aprile
Rispondiamo alla vostra richiesta, pervenutaci a mezzo stampa, di ritiro delle indisponibilità alla didattica frontale per l'anno accademico d’imminente inizio. Riceviamo da diverse fonti inviti più o meno accorati a recedere dalla nostra forma di mobilitazione,
ritenuta priva di efficacia, in quanto isolata, e dipinta come una mancanza di senso di responsabilità, quando non è altro che l’elementare diritto di ciascuno di noi di non sobbarcarsi di quanto non fa parte dei propri compiti: un’istituzione come l’Università non può basarsi sul volontariato e la mera buona volontà.
Non siamo affatto soli: nell'Ateneo di Cagliari i ricercatori indisponibili sono 325, pari ad oltre il 69% dei ricercatori dell’Ateneo, e in Italia 10.344 su circa 25000, come censito e verificato dalla Rete29Aprile (www.rete29aprile.it) che oggi rappresenta l'organizzazione di riferimento della mobilitazione nazionale dei ricercatori.
Ci sembra di poter quindi affermare che i ricercatori dell’Ateneo di Cagliari non sono né soli né isolati nel portare avanti questa forma di mobilitazione. Ci pare opportuno ribadire, come riportato più sotto in maggior dettaglio, che i ricercatori non protestano per ottenere vantaggi personali ma, con vero senso di responsabilità verso tutti, per evitare il collasso delle università pubbliche, per far sì che la famosa creatività italiana possa continuare a manifestarsi in quel calderone di idee nuove e innovative che è la Ricerca, di base e applicata, e con questa mantenere una didattica di alto livello.
Se riformare è indispensabile, farlo senza criterio e senza soldi è irresponsabile. Investire sulle istituzioni deputate alla formazione dei giovani vuol dire garantire un diritto allo studio vero, non fatto di proclami mai seguiti da atti concreti, permettendo realmente alle famiglie di dare ai propri figli il futuro al quale hanno diritto.
Per far questo servono tuttavia risorse che in Italia, nel prossimo anno, diminuiranno ulteriormente riducendosi, per ogni studente, a circa la metà di quanto investito negli altri paesi industrializzati. Questo garantirà (è una certezza) uno scadimento della didattica e dei servizi e non, come affermato dal Governo, un miglioramento.
Tutte le azioni del Governo verso l’Università e la Formazione sono state in questi anni dedicate unicamente a tagli senza criterio, con l’idea di risparmiare ma in realtà distruggendo il futuro dei giovani e del Paese. Per rilanciare il proprio futuro è invece indispensabile che l’Italia investa più e meglio per i giovani, sui giovani, sui nostri figli. Noi vogliamo che l’Italia ricominci a investire e
riformare con criterio e condivisione, non dimenticando mai che i leader, gli industriali, i formatori di domani saranno quelli che in questi anni verranno formati nelle nostre scuole e università. Il futuro nostro e dei nostri figli lo decidiamo oggi.
Il successo dell'Assemblea nazionale dei Ricercatori tenutasi a Roma, venerdì 17 Settembre è una prova della compattezza e dell'impegno dei ricercatori a proseguire la loro azione. In tale assemblea i ricercatori sono stati invitati a proseguire la mobilitazione, mantenendo l’indisponibilità alla didattica frontale, dai ricercatori degli enti pubblici di ricerca, dai ricercatori precari, dalle associazioni studentesche, dalle associazioni culturali, dalle sigle sindacali.
Nell’assemblea, come di seguito riportato, sono state ribadite le proposte, le linee programmatiche e le azioni di mobilitazione già stabilite, annunciando nuove azioni di informazione e mobilitazione di concerto con gli altri attori del mondo dell'alta formazione e della ricerca, a partire dai colleghi degli enti pubblici di ricerca, dai precari della ricerca e dell'università, dagli studenti, dal personale
tecnico amministrativo, e da coloro che abbiano a cuore le sorti del mondo della formazione e della
ricerca. L’assemblea ha in particolare deliberato di:
- chiedere a tutti i Rettori il rinvio dell’inizio dell’Anno Accademico come segnale della situazione di
profondo disagio in cui versano gli atenei italiani;
- indire nelle prime due settimane di Ottobre Assemblee informative aperte agli studenti ed alla
cittadinanza;
- approvare il documento elaborato dai coordinatori di 33 Atenei italiani riportato in coda a questa
lettera
I ricercatori, in mobilitazione nazionale, vogliono una riforma basata sulla qualità, sull’efficienza, sulla meritocrazia, e hanno comunicato ufficialmente la propria indisponibilità a svolgere attività didattica frontale non prevista per legge. I ricercatori mantengono tale indisponibilità, vigilando sull’iter parlamentare del DdL 3687C. Pur nella piena consapevolezza delle difficoltà che tale scelta viene a determinare per il sistema universitario nazionale nel suo complesso, i Ricercatori indisponibili giudicano lo strumento dell’indisponibilità l’unico a loro disposizione per mantenere viva la pressione sul Parlamento e l’attenzione dell’opinione pubblica in merito alla tutela dell’Università pubblica, dell’alta formazione e della ricerca. I ricercatori chiedono che i Magnifici Rettori degli Atenei sardi sospendano, con senso di responsabilità verso le Istituzioni che governano, l’inizio dell’Anno Accademico, facendosi promotori di assemblee ed altri eventi informativi pubblici per cui i ricercatori annunciano fin da ora
la loro fattiva collaborazione.
Il coordinamento cagliaritano della
rete nazionale di ricercatori universitari Rete29Aprile
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