La seada e il percorso verso il riconoscimento IGP
Una vera leccornia, la seada, dolce tipico sardo, cerca di ottenere l'importante marchio europeo IGP, vale a dire il marchio di “Indicazione Geografica Protetta”. A lanciare la proposta è stato il "Comitato di artigiani produttori di pasta".
Per raggiungere il proprio obiettivo il "Comitato di artigiani produttori di pasta" ha presentato la sua proposta di riconoscimento IGP per la seada al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e all’Assessorato dell'agricoltura e riforma agro-pastorale della Regione Autonoma della Sardegna.
Ma quali sono le condizioni necessarie affinché si possa ottenere il marchio IGP? La condizione richiesta è che almeno una fase del processo produttivo del dolce sia avvenuto in terra sarda. Fin qui ci siamo. La seada, infatti, è un dolce tipico isolano realizzato con formaggio ovino e avvolto da un guscio di pasta violata. Una volta confezionato viene fritto per poi essere condito con miele. Il risultato finale è una vera bontà.
Inoltrare la richiesta per far ottenere a questo dolce il marchio a Indicazione Geografica Protetta è “un'iniziativa lodevole”. Così la ha definita il Presidente della Confederazione di produttori agricoli Copagri Ignazio Cirronis. Affinché se ne determini la massima valorizzazione, infatti, “la qualità delle produzioni locali va non solo definita ma tutelata”.
Parole importanti, che richiedono la necessità del “massimo consenso” attorno all'iniziativa. Solo così si potranno evitare – precisa Cirronis - “le contrapposizioni che a suo tempo caratterizzarono la fase di riconoscimento dell’IGP ai Culurgionis d’Ogliastra”.
Per il Presidente della Copagri è necessario avere la consapevolezza che il processo da intraprendere sarà un percorso lungo e che potrà durare fino a 10 o 12 anni, ragion per cui non c'è “bisogno di ostacoli aggiuntivi a quelli burocratici”.
A.C.