UN ANNO FA. Al Teatro Lirico va in scena la rivolta degli "operai della cultura". Gli orchestrali dicono no al decreto Bondi
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(IlMinuto) – Cagliari, 15 maggio 2010 – I lavoratori della musica si ribellano ai tagli del decreto legge Bondi del 30 aprile. Ieri sera, a Cagliari, il concerto sinfonico diretto dal Maestro Feranek è stato preceduto dalla lettura – da parte di un rappresentante degli orchestrali del Lirico – di una nota di denuncia degli effetti di quella che i sindacati definiscono “sciagurata controriforma”. In segno di protesta i musicisti hanno suonato in abiti “borghesi”. All’ingresso del Teatro campeggiavano un paio di grandi forbici, simbolo dei tagli del Governo alla cultura musicale.L’iniziativa sarà ripetuta oggi e a fine mese è prevista – annunciano i sindacati – “una grande manifestazione per rappresentare ai cittadini ed ai rappresentanti delle Istituzioni la profonda contrarietà” al decreto. “La Costituzione della Repubblica Italiana – precisa il comunicato – impone la tutela del patrimonio artistico della nazione e ne promuove lo sviluppo. Con il decreto approvato il 30 Aprile si intende venire meno a questi principi e si cancellano le finalità di formazione culturale e sociale della collettività sancite della legge 800 del 1967″. “Le Fondazioni – prosegue la nota – sono fabbriche di cultura in cui è il personale la materia prima, non ha senso denunciare il costo delle maestranze pari al 70 per cento dei finanziamenti. Piuttosto ci si deve interrogare sulle scarse risorse che vengono investite sulla cultura in generale e sulla pesante influenza della politica sulla gestione economica delle Fondazioni”.
“Il progressivo degrado della qualità – sottolineano i sindacati – è sotto gli occhi di tutti ed è frutto di una gestione disattenta e non, come si vorrebbe far credere, dello scarso impegno degli operatori tecnico-amministrativi o artistici”.
“Il progressivo degrado della qualità – sottolineano i sindacati – è sotto gli occhi di tutti ed è frutto di una gestione disattenta e non, come si vorrebbe far credere, dello scarso impegno degli operatori tecnico-amministrativi o artistici”.
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