Inchiesta Galsi: ancora 100 milioni per un tubo d’acciaio a rischio di morte. Quarta puntata

5 Onniasantu 2011
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(IlMinuto) – Cagliari, 5 novembre – Il Galsi rischia di “morire prima di essere nato”. E’ quanto ha detto ieri il deputato del Pdl Mauro Pili inaugurando la marcia Pro Galsi, un cammino di tre giorni lungo il percorso di 272 chilometri del gasdotto: da Porto Botte ad Olbia. Secondo il parlamentare - e leader del movimento Unidos - gli attentatori alla vita dell’anaconda sarebbero i soliti portatori di “ritardi, negligenze e distinguo ideologici privi di qualsiasi fondamento, [che] rischiano di far morire quel progetto”. Un progetto che per vivere ha bisogno di molti soldi e che peserà ancora sulle casse della Regione Sardegna. Per realizzare il metanodotto è infatti necessario un aumento di capitale al consorzio Galsi. Il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, e l’assessore regionale dell’Industria Alessandra Zedda ci dicono quanti soldi servono. “La Legge finanziaria che verrà presentata al Consiglio – si legge in un comunicato diffuso nei giorni scorsi - contiene le risorse (100 milioni di euro) per consentire alla Sfirs di sottoscrivere l'aumento di capitale necessario per realizzare il progetto”. Siamo sicuri che sia l’investimento più conveniente per la Sardegna del 2011? 100 milioni di euro per realizzare un metanodotto che prevede la realizzazione di “38 slacci di interconnessione”, ma lascia il resto dell'opera alla Regione o chi per lei? Il Galsi, infatti, attraverserà la Sardegna con l’impatto sull’ambiente e sui beni archeologici descritto nelle puntate precedenti, i danni inevitabili all’agricoltura e all’allevamento e i nuovi vincoli alla pesca, senza nemmeno garantire l’Eldorado della metanizzazione. Al di là delle questioni terminologiche, basta dare nuovamente un’occhiata al sito ufficiale del Galsi. Il significato delle parole che seguono non sembra lasciare spazio ad equivoci, ma giudichi il lettore. “La Regione Sardegna - spiega il Galsi - direttamente ed attraverso la Sfirs, che è azionista del consorzio Galsi, si sono impegnate, anche nel corso di convegni pubblici, per garantire che la realizzazione delle reti di gas locali e le interconnessioni alla dorsale Galsi siano ultimate parallelamente alla messa in funzione del Galsi per consentire agli utenti sardi di beneficiare del metano non appena sarà disponibile attraverso il Galsi”. A che serve quindi costruire l’opera se a Olbia – scrive Sardegna 24 del 4 novembre – “è la stessa concessionaria […] Fiamma 2000” a chiedere “ al Comune di interrompere i lavori [di realizzazione della rete del gas] nelle frazioni e in zona industriale” della città gallurese a causa della “scarsa concentrazione di utenti effettivi” ? Una valutazione condivisa dal Comune, che – come riporta lo stesso giornale – ammette la “sovrastima iniziale dei potenziali utenti, ingenerata anche dalle ottimistiche previsioni effettuate dalla Regione”. Sono tutti pregiudizi ideologici dei contrari al metanodotto? Ma qual è il peso reale della Regione Sardegna nella realizzazione del Gasdotto Algeria Sardegna Italia? Chi sono i proprietari del Galsi? Azionista di maggioranza è l’algerina Sonatrach (41,6%,) azienda di proprietà statale, l’Edison (20,8%), l’Enel 15,6 %, la finanziaria della Regione Sardegna Sfirs (11,6%) e il gruppo Hera (10,4%). La composizione del consiglio di amministrazione riflette il peso degli azionisti. Il presidente del Galsi è Roberto Potì (Edison), amministratore delegato è invece Mohamed Yousfi (Sonatrach). Gli altri componenti del cda sono Fatma Zohra Benoughlis (Sonatrach), Yamina Hamdi (Sonatrach), Riccardo Pasetto (Edison), Giovanni Mancini (Enel), Gavino Pinna (Sfirs) e Pietro Musolesi (Hera Trading). La Hera - Holding Energia Risorse Ambiente - è un'azienda quotata in borsa con sede a Bologna, operante nel settore della distribuzione del gas, dell'acqua, dell'energia e nello smaltimento dei rifiuti. I maggiori azionisti sono 180 enti pubblici dell’Emilia Romagna, che possiedono il 61,3% del capitale di Hera. (continua)

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