Caso “Bellomonte”: 595 giorni senza libertà per l’indipendentista di aMpI

26 Fiàrgiu 2011
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(IlMinuto) – Cagliari, 26 febbraio – 14.280 ore dietro le sbarre da innocente. Sono passati 21 mesi da quando, il 10 giugno 2009, Bruno Bellomonte è stato arrestato a Roma con l’accusa di avere preso parte ad un tentativo di riorganizzazione del brigatismo rosso in occasione del G8 della Maddalena, poi spostato in Abruzzo.  Un teorema - come ha spiegato il p.m. nell'udienza di apertura del processo, il 16 settembre 2010 nel Tribunale di piazzale Clodio - fondato su tre elementi: un numero di telefono in un calzino, una intercettazione ambientale, frequenti viaggi a Roma. Andare spesso a Roma accomuna Bellomonte a tante migliaia di sardi. Un numero di telefono in un calzino (anche se del presunto capo delle nuove Br Luigi Fallico) è solo un numero di telefono in un calzino. Una conversazione è solo una conversazione: ma l'accusa punta quasi tutte le sue carte sull'intercettazione ambientale di una chiacchierata fra Bellomonte e Fallico al ristorante La Suburra di Roma. Ora anche questo elemento dimostra tutta la sua fragilità, inconsistenza e artificiosità.   Secondo un articolo a firma Mauro Lissia pubblicato sulla Nuova Sardegna del 23 febbraio,  per Irma Manzo - il perito incaricato dalla Corte d'Assise di trascrivere la conversazione Fallico-Bellomonte depurandola dai "brogliacci della Digos" - l'intercettazione ambientale delle parole pronunciate nel ristorante romano sarebbe "indecifrabile". Bruno Bellomonte, militante indipendentista e comunista di aMpI, è in galera da 595 giorni sulla base di una conversazione "indecifrabile". Non solo: nel maggio dell'anno scorso è stato anche licenziato da Trenitalia senza che nemmeno il processo fosse aperto.
Non è la prima volta che Bellomonte viene arrestato con accuse di questo tipo. Senza entrare nei particolari della "Operazione Arcadia", cinque anni fa il dirigente indipendentista passò 18 giorni a Buoncammino sulla base di intercettazioni inattendibili.
“Sono stato scarcerato – aveva dichiarato il comunista indipendentista all’Unione Sarda il primo agosto del 2006 - solo perché ho avuto la fortuna di poter dimostrare di non essere l’autore dell’attentato di Porto Cervo che mi veniva addebitato, visto che in quel periodo stavo mangiando cous cous in Tunisia".
Qualcuno metterà i "produttori" di intercettazioni inattendibili e indecifrabili di fronte alle loro responsabilità?
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