Quando la sicurezza è “un lusso”. Continua la strage sul lavoro: i dati della Sardegna
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(IlMinuto) – Cagliari, 30 dicembre – Daniele Floris, 20 anni, Palmerio Vinci, 64 anni, Luigi Silico, 49 anni. Nell'arco di pochi giorni, dal 22 al 27 dicembre, sono stati tre in Sardegna i nomi che si sono aggiunti al lungo elenco della strage delle vittime sul lavoro.
Nel 2010 sono stati 17 i morti sul lavoro nell'Isola. Quasi 500 le vittime nell'intero stato italiano. Vite spezzate, spesso a causa del mancato rispetto delle norme sulla sicurezza del lavoro. Sicurezza che per qualcuno dei nostri governanti non solo non rappresenta una emergenza, ma un ostacolo alla crescita dell'economia. "Robe come la 626 (la legge sulla sicurezza sul lavoro) sono un lusso che non possiamo permetterci. Sono l'Unione europea e l'Italia che si devono adeguare al mondo". Questo ha infatti sostenuto pubblicamente il 26 agosto scorso il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti partecipando ad un convegno. A quanto pare la sicurezza è un costo da abbattere, un lusso, anche per alcune delle grandi famiglie del capitalismo italiano. "Quando la famiglia Moratti, che possiede in Sardegna la più grande raffineria del Mediterraneo - spiega il giornalista del Fatto Quotidiano Giorgio Meletti presentando sul sito di Beppe Grillo il libro 'Nel paese di Moratti. Sarroch-Italia, una storia ordinaria di capitalismo coloniale' - spende per la sicurezza degli oltre 2mila operai, che ci lavorano tutti i giorni in mezzo a impianti pericolosissimi […], meno di quanto spende per lo stipendio del portiere dell’Inter, significa che qualcosa nel capitalismo italiano non sta funzionando".
Anche per la Regione Sardegna la sicurezza sul lavoro non è stata finora una priorità. E' vero, nei giorni scorsi il presidente della Giunta regionale, Ugo Cappellacci, e il Procuratore generale della Repubblica, Ettore Angioni, hanno firmato "un protocollo finalizzato a promuovere una comune e stabile collaborazione, nell’ambito delle rispettive finalità istituzionali, a sostegno di azioni dirette a favorire la prevenzione, la tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro e la repressione dei reati connessi", ma - denuncia la Cgil - il Comitato regionale di coordinamento in materia di sicurezza sul lavoro previsto dalla normativa nazionale non è stato ancora costituito.
Non basta: il Programma - annunciato nel novembre di due anni fa dalla Giunta Soru - di interventi sulla prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali per il biennio 2008-2010, con un investimento di quattro milioni di euro all'anno, è rimasto lettera morta.
La mappa della Sardegna continua a disseminarsi di croci in quasi tutte le province della Sardegna. Nuoro - in base ai dati sui morti sul lavoro per milione di occupati elaborati dall'Osservatorio Vega Engineering - è la provincia meno sicura della Sardegna (ottava in questa triste classifica italiana).
Con nessun morto sul lavoro nel 2010, Carbonia-Iglesias e Medio Campidano sono invece le province più sicure dell'Isola.
Morti sul lavoro nel 2010
4 Sassari
4 Olbia Tempio
3 Nuoro
3 Cagliari
2 Oristano
1 Ogliastra
0 Medio Campidano
0 Carbonia Iglesias
Nel 2010 sono stati 17 i morti sul lavoro nell'Isola. Quasi 500 le vittime nell'intero stato italiano. Vite spezzate, spesso a causa del mancato rispetto delle norme sulla sicurezza del lavoro. Sicurezza che per qualcuno dei nostri governanti non solo non rappresenta una emergenza, ma un ostacolo alla crescita dell'economia. "Robe come la 626 (la legge sulla sicurezza sul lavoro) sono un lusso che non possiamo permetterci. Sono l'Unione europea e l'Italia che si devono adeguare al mondo". Questo ha infatti sostenuto pubblicamente il 26 agosto scorso il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti partecipando ad un convegno. A quanto pare la sicurezza è un costo da abbattere, un lusso, anche per alcune delle grandi famiglie del capitalismo italiano. "Quando la famiglia Moratti, che possiede in Sardegna la più grande raffineria del Mediterraneo - spiega il giornalista del Fatto Quotidiano Giorgio Meletti presentando sul sito di Beppe Grillo il libro 'Nel paese di Moratti. Sarroch-Italia, una storia ordinaria di capitalismo coloniale' - spende per la sicurezza degli oltre 2mila operai, che ci lavorano tutti i giorni in mezzo a impianti pericolosissimi […], meno di quanto spende per lo stipendio del portiere dell’Inter, significa che qualcosa nel capitalismo italiano non sta funzionando".
Anche per la Regione Sardegna la sicurezza sul lavoro non è stata finora una priorità. E' vero, nei giorni scorsi il presidente della Giunta regionale, Ugo Cappellacci, e il Procuratore generale della Repubblica, Ettore Angioni, hanno firmato "un protocollo finalizzato a promuovere una comune e stabile collaborazione, nell’ambito delle rispettive finalità istituzionali, a sostegno di azioni dirette a favorire la prevenzione, la tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro e la repressione dei reati connessi", ma - denuncia la Cgil - il Comitato regionale di coordinamento in materia di sicurezza sul lavoro previsto dalla normativa nazionale non è stato ancora costituito.
Non basta: il Programma - annunciato nel novembre di due anni fa dalla Giunta Soru - di interventi sulla prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali per il biennio 2008-2010, con un investimento di quattro milioni di euro all'anno, è rimasto lettera morta.
La mappa della Sardegna continua a disseminarsi di croci in quasi tutte le province della Sardegna. Nuoro - in base ai dati sui morti sul lavoro per milione di occupati elaborati dall'Osservatorio Vega Engineering - è la provincia meno sicura della Sardegna (ottava in questa triste classifica italiana).
Con nessun morto sul lavoro nel 2010, Carbonia-Iglesias e Medio Campidano sono invece le province più sicure dell'Isola.
Morti sul lavoro nel 2010
4 Sassari
4 Olbia Tempio
3 Nuoro
3 Cagliari
2 Oristano
1 Ogliastra
0 Medio Campidano
0 Carbonia Iglesias
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