Il lessico politico italiano di una sinistra che si definisce sarda e futura

La federazione delle sigle, il "locale" e il "nazionale", il "resto dell'Italia". Un contributo alla discussione
17 Dicembre 2023
quarto stato

La scelta di Alessandra Todde non nasce a Roma. Così sostengono i dirigenti dei partiti dell’alleanza dell’ex campo largo, uno dei due centrosinistra in corsa per le prossime elezioni regionali.

E di logiche romane - in chiave negativa - parlano anche i dirigenti di Sinistra Futura, con un comunicato redatto a seguito dell’incontro di Bacu Abis, svoltosi il 14 dicembre (presente anche una delegazione del costituente Partito del lavoro della Sicilia). Questa la prospettiva ambiziosa del gruppo che parrebbe proporre un ragionamento rovesciato, dalle periferie (che peraltro non suona inedito a chi ha frequentato le articolazioni regionali dei partiti della sinistra italiana).

«Sinistra Futura è un progetto che parte dalla Sardegna e ha tutte le potenzialità per diventare un soggetto nazionale». Il titolo del comunicato aggiunge conferme ai dubbi: «Dalla Sardegna al resto d’Italia».

Facile concludere che per Sinistra Futura la nazione è l’Italia e che la Sardegna fa parte di quella nazione. Non è un sillogismo il nostro, ma una facile analisi.

«Per la prima volta in Italia, nella storia repubblicana - ha detto il presidente Sf Luca Pizzuto -  potrebbe nascere un soggetto nazionale (di nuovo, ndr) dalle esperienze delle comunità locali, lontano dalle logiche romane di costruzione dei soggetti politici che abbiamo osservato negli ultimi anni: liste che nascono per le elezioni e muoiono il giorno dopo. Abbiamo l'ambizione di esistere e crescere anche dopo le elezioni regionali sarde,e di essere una comunità politica in grado di realizzare cambiamento».

Spiace, ma il discorso non fila. Intanto perché il soggetto “nazionale” che sta su quelle stesse coordinate già c’è (qual è la differenza di classe o di prospettiva con Frantoianni e Bonelli?). Tra l’altro nella storia recente della sinistra italiana le uniche liste morte dopo le elezioni sono la Sinistra Arcobaleno di Bertinotti nel 2008 e la Rivoluzione civile di Ingroia nel 2013 (Frantoianni e Bonelli insieme stavano prima delle ultime elezioni e insieme stanno ora).

In secondo luogo perché in Sardegna tale area è rappresentata non solo da Sf ma anche dai Progressisti di Zedda e Ghirra e - ovviamente - dall’alleanza rosso-verde. E tutti, guarda caso, pur separati, puntano a un’unica coalizione di centro sinistra in Sardegna (anche qui, del resto, quale differenza di classe o di nazione c’è tra un Soru che propone una nuova autonomia e una Todde che parla di autodeterminazione senza che di autodeterminazione si tratti?).

Per sintetizzarla: il discorso è sempre elettorale; il discorso è sempre di centrosinistra; il discorso è sempre italocentrico (anche nei dettagli, i domini di Sinistra futura e del Partito progressista di Zedda sono il classico .it).

Si parlerà di Sinistra sarda internazionalista del futuro quando questa riconoscerà di operare nella sua nazione e quando, su basi di indipendenza di classe nella propria nazione, vorrà federarsi non solo con formazioni di trasformazione italiane, ma anche europee, mediterranee e mondiali.

Che forse (forse) se si parlasse di internazionalismo, ma sul serio, alcuni equivoci cadrebbero.

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