Siniscola, l'Auser prepara un monumento agli emigrati

Sarà inaugurato il 2settembre
23 Agosto 2023
auser emigrati

Al momento all’ingresso di via Padre Kolbe, nei pressi della rotatoria di ingresso al paese per chi viene da La Caletta, vi è solo una base di alloggio di ferro e cemento. Quattro quintali e mezzo di uno e cinque metri cubi dell’altro. La mattina del due settembre quella struttura ospiterà una lastra di granito alta tre metri e mezzo (è “solo” di due metri e settanta la parte che emergerà), larga uno e settantacinque e spessa 20 centimetri. Una lastra di granito di Buddusò nella quale l’artista Domenico Pedone ha disegnato un murale che i soci dell’Auser, non potendocelo ancora far vedere, ce lo propongono con il concetto della “Speranza soffocata”.

Stiamo parlando del monumento che l’associazione di volontariato guidata dal presidente Pietro Bomboi ha deciso di realizzare in omaggio a tutti quei siniscolesi che nel secondo dopoguerra decisero di lasciare la propria terra in cerca di una vita migliore in Belgio, in Germania e in altre parti d’Europa. Ed è nella sede dell’Auser di piazza Crispi che Bomboi e Giuseppe Murru raccontano l’idea proposta al Comune (che a fine luglio ha deliberato in tal senso all’interno di una sessione di Giunta). Idea che – in forma di bozza, con il disegno di Pedone ancora nella sua forma grezza – è stata presentata in assemblea il 9 marzo scorso tra la commozione dei soci. «Il progetto non è recente – ha spiegato Murru, figlio dell’emigrato Pietro, classe 31 e morto a 70 anni – ma solo quest’anno la stiamo concretizzando.

Non c’è cosa simile in Sardegna: monumenti ai caduti in ogni Comune, ma agli emigrati no. A noi sembra un giusto e doveroso omaggio nei confronti di tanti di quei nostri genitori che hanno lasciato a malincuore il proprio focolare, che hanno sacrificato tanto tra sofferenze fisiche ed emotive ma che con il loro sacrificio hanno anche contribuito a cambiare Siniscola». «Sì – aggiunge Bomboi –, basti pensare che le pensioni maturate altrove ora sono investite qui. Ma non solo, gli stessi salari guadagnati in quelle terre lontane sono serviti per sostenere i componenti delle loro famiglie rimasti in paese». Sono le sette meno un quarto del mattino. L’Auser a quell’ora è attiva già da un pezzo. Ecco che entra Antonio Bomboi, un altro socio pronto per un viaggio sanitario a Olbia (fuori in piazza ci sono tre Doblò, uno Scudo e un Vivaro, tutti dotati di pedane per facilitare il trasporto delle persone più sofferenti). Ed è lui che aggiunge aneddoti alla storia. Suo padre Giovanni, del 34, è partito in Germania un anno dopo la sua nascita, nel 60. «Nel 63, a quattro anni, lo raggiungemmo a Wolfsburg. Prima di stabilirsi viveva in baracche belliche. Ora ne hanno fatto dei monumenti a quei lavoratori venuti da altrove. Bene, ora a quei monumenti si aggiunge il nostro». I racconti della silicosi si mischiano a quelli del "fache-fache" trentennale dell'Auser. Un via vai di volontariato che solo nel 2023 conta 2500 viaggi. Anche nel nome di quegli emigrati che finalmente, ora, avranno giusto tributo.

m.p.

© RIPRODUZIONE RISERVATA