“Firmamus sa caserma”. In 200 a Nuoro contro la “scuola di guerra” della Brigata Sassari a Prato Sardo, aMpI: “No al ricatto del sottosegretario alla Difesa Cossiga”
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(IlMinuto) – Cagliari, 1 novembre – “Imbezes de trattores pro arare arriban carramardos e cannones e truppas de masellu de addestrare”. Questa la scritta sullo striscione che apriva il corteo – circa 200 i partecipanti provenienti da tutta l’Isola - di sabato sera a Nuoro contro la costruzione della nuova caserma di Prato Sardo. La manifestazione è stata indetta da A Manca pro s’Indipendentzia per denunciare il “ricatto del sottosegretario alla difesa Cossiga, secondo cui per poter avere un’Università civile nuorese bisogna costruire una caserma militare”. Sono, infatti, 12.3 i milioni di euro stanziati dalla Regione per l’edilizia scolastica che sono finiti a finanziare la costruzione di una “iscola de gherra” per ospitare un nuovo reparto della Brigata Sassari.
In una terra come la Sardegna che, oltre ad avere 24.000 ettari di demanio militare e più di 12.000 ettari di servitù militari, detiene la percentuale più alta d’Italia di militari rispetto alla popolazione, la costruzione di una nuova caserma viene denunciata dagli organizzatori come “l’ennesimo atto di occupazione militare”. Durante tutto il corteo - al quale hanno preso parte militanti di Rifondazione comunista, del Collettivo comunista (marxista-leninista) di Nuoro, dei Cobas Scuola, dell’Usb, de Su Sindacadu de sa Natzione Sarda, Sinistra Critica e della Sinistra Unita Europea - si è però sottolineato come la decisione di sottrarre fondi destinati al diritto allo studio per costruire una caserma metta in luce l’essenza della politica della classe dirigente che preferisce “sperperare montagne di soldi sottratti ai lavoratori in progetti improduttivi” invece di “assecondare le reali vocazioni del nostro territorio per uno sviluppo sostenibile e non di assistenza”.Così la frase sullo striscione di apertura del corteo è un richiamo, non solo alla storica lotta di Pratobello, ma anche all’attuale situazione dell’Isola, tra le istanze dei pastori, le rivendicazioni dei cassintegrati e lo smantellamento delle scuole. Un invito, quindi, quello lanciato con la manifestazione affinché “i lavoratori, gli studenti, le realtà sociali e la popolazione si mobilitino insieme contro la militarizzazione del territorio”.
L.G.
In una terra come la Sardegna che, oltre ad avere 24.000 ettari di demanio militare e più di 12.000 ettari di servitù militari, detiene la percentuale più alta d’Italia di militari rispetto alla popolazione, la costruzione di una nuova caserma viene denunciata dagli organizzatori come “l’ennesimo atto di occupazione militare”. Durante tutto il corteo - al quale hanno preso parte militanti di Rifondazione comunista, del Collettivo comunista (marxista-leninista) di Nuoro, dei Cobas Scuola, dell’Usb, de Su Sindacadu de sa Natzione Sarda, Sinistra Critica e della Sinistra Unita Europea - si è però sottolineato come la decisione di sottrarre fondi destinati al diritto allo studio per costruire una caserma metta in luce l’essenza della politica della classe dirigente che preferisce “sperperare montagne di soldi sottratti ai lavoratori in progetti improduttivi” invece di “assecondare le reali vocazioni del nostro territorio per uno sviluppo sostenibile e non di assistenza”.Così la frase sullo striscione di apertura del corteo è un richiamo, non solo alla storica lotta di Pratobello, ma anche all’attuale situazione dell’Isola, tra le istanze dei pastori, le rivendicazioni dei cassintegrati e lo smantellamento delle scuole. Un invito, quindi, quello lanciato con la manifestazione affinché “i lavoratori, gli studenti, le realtà sociali e la popolazione si mobilitino insieme contro la militarizzazione del territorio”.
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