Documento. "Piano casa bis": intervento del consigliere regionale Claudia Zuncheddu (Rossomori) 30 giugno 2010

2 Luglio 2010
Dibattito su “Modifiche e integrazioni alla legge regionale n. 4 del 23 ottobre 2009 - Disposizioni straordinarie per il sostegno dell’economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo”.
Intervento
"La politica del mattone: quale sviluppo e per chi?
Sono di questi giorni i dati riportati da Bankitalia riguardanti il “sistema economico Sardegna” e l’occupazione in generale:
- PIL meno 4%,
- Occupati nell’industria meno 11.000,
- Aumento della disoccupazione più 16%, con preoccupanti passaggi dalla disoccupazione all’ inattività nella fascia di età fra i 45 e i 54 anni: più 64% su media nel Mezzogiorno del 51%.
Questi dati danno alla Sardegna il primato di “fanalino di coda” sull’occupazione e sulle conseguenti nuove e vecchie povertà fra tutte le regioni in Italia, portandola all’ultimo posto anche in termini di produzione di reddito e di consumi delle famiglie.
La spesa delle imprese è di fatto nulla con lo 0,08% che ci pone anche in questo caso all’ultimo posto fra le regioni europee.
Lo stesso dicasi sul dato della quota di laureati rispetto alla popolazione in età di lavoro.
Di fronte alla crisi mondiale che attraversa l’Europa e l’Italia, nonostante la negazione di essa, sostenuta dal governo italiano, lo stato dell’economia e quindi l’indice di benessere dei sardi è sempre più prossimo a quello dell’ultima colonia d’Italia.
Di fronte a questo scenario la Legge per il cosiddetto “Piano Casa”, da voi della maggioranza trasformato verbalmente in “Piano per l’Edilizia” è di fatto la legittimazione dell’assalto alle ultime ricchezze della Sardegna: il suo ambiente e il suo paesaggio.
Ancora una volta con un allineamento sempre più feroce con il cosiddetto “Piano Casa”, presentatoci a suo tempo dal padrone di Arcore, ci volete propinare una ricetta già fallita in tutte le economie moderne, ovvero, l’edilizia vista come volano di sviluppo e di ripresa produttiva.
Questa ricetta ricorda tanto quella dell’industrializzazione forzata della Sardegna nella seconda metà del secolo scorso, il cui il fallimento ha determinato grande ricchezza per pochi istrangius, povertà e malattie per molti con conseguente sperpero di risorse pubbliche, distruzione del territorio con le sue economie tradizionali resistenti (caso Ottana e Petrolchimici vari parlano chiaro).
Ciò negli anni ha creato una classe politica compradora, completamente subalterna alle scelte italiane, determinando il fallimento di 60 anni di cosiddetta Autonomia Regionale.
Oggi non si può pensare che con la stretta bancaria e creditizia, particolarmente feroce in Sardegna, che esclude dal credito la piccola e media impresa: “prestiti diminuiti per i clienti minori” e “rallentati per i grandi”, “dimezzamento della quota dei prestiti alle famiglie con l’accelerazione dei prestiti erogati dalle società finanziarie”, i cittadini sardi possano realmente investire “i propri risparmi” nel cosiddetto Piano Casa o meglio Piano per l’Edilizia, come auspicato da questo centro destra.
E’ noto che alcuni settori della nostra popolazione, che possono ancora permettersi le carte di credito, le usano giusto per garantire la sopravvivenza alimentare alle proprie famiglie, accumulando debiti su debiti.
D’altra parte questo Piano è utilissimo alle grosse lobby dell’edilizia, che vedono un grande business… scusate… “opportunità di sviluppo” in tutte queste norme da voi proposte, comprese le ristrutturazioni per fatiscenza nella fascia cosiddetta protetta dei 150 mt dal mare per le piccole isole e 300 nel resto del territorio con relativi aumenti di volumetrie ben specificati. Queste lobby spesso intrecciate e colluse con una finanza criminale, vedi le inchieste giudiziarie sulla mafia internazionale in Gallura, vedono in questo piano l’ulteriore possibilità di consumo del territorio, di distruzione della risorsa ambientale e rapina di ricchezza da investire altrove in perfetto “stile coloniale”.
Altro che Legge per la ripresa dell’economia e dell’edilizia come volano!
Tutte le norme contenute in questa legge con le relative premialità, agevolano in particolar modo l’ex abusivismo: frutto delle sanatorie italiane che si sono susseguite in questi anni e sviluppatesi nelle zone agricole, di certo non per necessità di prima casa o di sviluppo dell’azienda agricola stessa.
Questa legge è la “soluzione legale” all’illegalità delle “ville holliwoodiane” costruite su terreni agricoli, con ciò permettendo di estendere ad immobili siti in zona agricola parametri e criteri che sono tipici delle zone residenziali, come appare dagli stessi riferimenti alla legge n. 431 del 1978.
Queste sono le avvisaglie delle “dichiarazioni programmatiche” del presidente Cappellacci sulla presunta necessità di metter mano al Piano Paesaggistico della precedente giunta, naturalmente tutto in deroga alla direttive comunitarie e al Decreto Urbani.
Non sto a ribadire le osservazioni fatte dalla relazione di minoranza all’interno della commissione e da alcuni interventi dei consiglieri dell’opposizione da me in grandissima parte condivise.
Mi preme evidenziare lo spirito ipocrita e demagogico celato da “mere motivazioni di equità” che stanno alla base di questa legge, che sicuramente nei fatti genererà disuguaglianza economica e sociale, e questi SI che saranno “volano sicuro di accumulo illegittimo di nuovi privilegi e conseguenti ricchezze”.
Mi rivolgo all’assessore Asunis, potrebbe andare lei assessore dalle aziende agricole sequestrate, a dire come investire i loro risparmi, anzi i loro debiti sul Piano Casa, per sviluppare l’economia sarda".
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